IL CANTIERE VICINO CASA

Mi sveglio una mattina con dei rumori assordanti, non proprio il migliore dei risvegli. Guardo fuori dalla finestra e mi accorgo che i miei vicini stanno per iniziare dei lavori.
Ci sono dei ragazzi che stanno montando l’impalcatura. Incuriosita, mi alzo dal letto e mi affaccio alla finestra, dimenticandomi di avere solo l’intimo addosso.
Noto subito questo ragazzo. Canotta bianca e pantaloni da lavoro grigio scuro, le braccia ricoperte da tatuaggi, capelli corvini corti e pelle ambrata. Davvero molto bello.
Alza lo sguardo verso di me e arrossisco quando vedo i suoi occhi scendere su di me, in fiamme. Si passa la lingua sul labbro inferiore e vedo uno dei lati della sua bocca alzarsi in un sorrisetto.
Mi allontano dalla finestra. Cos’è stato?!

Mi dovevo preparare per andare all’università. Faccio una doccia veloce e vado in camera a vestirmi. Passo vicino alla finestra, incurante, convinta che non si vedesse più di tanto e che probabilmente nessuno mi stesse guardando.

Prendo l’intimo dal cassetto e lo infilo, così come la gonna ed un top bianco.

Prendo il mio zaino, infilo le scarpe ed esco di casa, sperando di non incontrare nessuno.

Per uscire sulla strada devo necessariamente passare per il cortile. Molto imbarazzata, passo tra di loro dicendo “Buongiorno” e poi abbasso la testa quando passo affianco a lui.

Appena passo sento delle risatine dietro di me ed arrossisco aumentando leggermente il passo.

Torno a casa verso le 18 e dei muratori non c’è traccia. Mi fermo nel cortile ed alzo la testa verso la mia finestra. Spalanco gli occhi quando mi accorgo che in realtà si vede molto più di quello che pensassi.

Entro in casa e quando mi metto a letto non posso fare a meno di pensare a quel momento. I suoi occhi ardenti. Le mie guance arrossate. Quel calore crescente nel mio basso ventre.

Una mano inevitabilmente scende verso il basso, nelle mie mutandine e scopro di essere molto molto bagnata.

Il mattino seguente mi sveglio con dei nuovi rumori, ma sempre terribilmente fastidiosi. Trapani e martelli.

Per un paio di giorni, la prima cosa che ho fatto quando tornavo a casa la sera è stata chiudere la tenda della mia stanza.

Una mattina, però, ho deciso di mostrarmi superiore.

Sono sola a casa, non devo andare all’università. Mi alzo dal letto e spalanco la finestra.

Volete guardarmi? E allora guardatemi! Vedremo chi l’avrà vinta.

Mi stiracchio incurante dei loro sguardi e mi allungo per sciogliere i muscoli.

Mi ritrovo con lo sguardo su di lui, che mi guarda beffardo, sempre con quel sorrisetto.

Gli sorrido di rimando, in segno di sfida.

Vado a farmi la doccia e quando torno in stanza mi avvicino alla finestra con solo un asciugamano addosso, che faccio scivolare quando lui alza lo sguardo su di me.

Potevo già vedere la sua erezione, ma dopo questa mossa penso di aver vinto.

Gli faccio un occhiolino soddisfatta.

Non avrei mai pensato che si sarebbe evoluta in questo modo.

Con lui alla mia porta.

“Signorina, penso che lei abbia bisogno di una lezione.”

“Vuoi entrare?” Dico mordendomi il labbro.

Non mi dà neanche il tempo di finire la frase che già è sulle mie labbra. Le sue mani che scivolano sul mio corpo, tirando via l’asciugamano, mentre mi spinge sempre più dietro, dentro l’appartamento. La porta che si chiude dietro di noi. Le sue mani sui lati della mia testa e quel bacio sempre più passionale. Facciamo sempre più fatica a respirare.

Il mio culo sbatte contro il tavolo. Mi poggia le mani dietro alle cosce e velocemente mi ci fa sedere sopra, mentre io allungo le mani verso i suoi pantaloni e li sbottono, tirandoglieli giù con veemenza.

Appoggia una mano sul mio seno, mentre con l’altra continua a tenermi la testa, e muove il pollice con movimenti circolari sul mio capezzolo.

Il bacio sempre più frenetico, riesco a sentire la sua frustrazione. Vorrebbe avermi subito e vorrei non concederglielo, ma quest’uomo inspiegabilmente mi sta facendo abbandonare tutto l’autocontrollo che mi rimane.

La mia mano scende sul suo cazzo, è già bagnato. Inizio a segarlo e lo sento fremere sulle mie dita. Ad un certo punto, si abbassa velocemente a leccarmela, ma quando vede che già sono un lago, mi tira giù dal tavolo e mi spinge col petto sulla superficie liscia.

“È così che voglio averti, dal primo giorno in cui ti ho vista non ho fatto che immaginarti a pecora” dice dandomi uno schiaffo sul culo.

Posiziona la sua cappella sulla mia fessura e mi stuzzica il clitoride facendola scivolare tra le mie labbra.

Sto impazzendo.

“Ti piace farti guardare eh? Dovrei chiamare i miei ragazzi?”

Mi scappa un gemito quando inaspettatamente mi entra dentro ed inizia a muoversi lentamente ma con spinte forti, fino ad aumentare sempre di più il ritmo.

“Penso che di sicuro mi sentiranno urlare” dico tra ansimi e gemiti. Sto vedendo le stelle. Penso che solo così a breve potrei venire.

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