Quel giorno mi preparai come ogni mattina, doccia, barba, camicia…
Uscendo però mi si consolidava sempre di più l’idea di non andare al lavoro, di dedicarmi la giornata perché, un fondo, si vive solo una volta e trasgredire ogni tanto ce lo dobbiamo.
Il tempo di avvisare la mia capa, spostare le riunioni della giornata e mi ritrovavo a spasso spensierato per la città.
Entrai in un bar dove non mi era mai capitato di fermarmi: oggi colazione come Dio comanda, pensai.
Mi sedetti per caso vicino ad un tavolo con una giovane donna, anche lei placida nel fare colazione: si capiva che non doveva correre da qualche parte. Due sguardi, una battuta e ci trovammo a chiacchierare senza fretta del più e del meno. Lei aveva il turno di riposo in ospedale ed aveva voglia di rilassarsi prima di tornare alla vita di tutti i giorni…
La chimica c’era, innata e naturale come se ci fossimo sempre conosciuti. Gli sguardi tra noi e la necessità, ogni tanto, di abbassarli per paura reciproca di fare capire cosa pensavamo.
Non so quanto tempo passò ma ricordo che quando andai a pagare lei mi sussurrò: che peccato che ci dobbiamo salutare, sai che a quest’ora a casa mia i ragazzi sono a scuola e mio marito non torna fino all’ora di cena…
Interessante… dissi, alzando un solo sopracciglio in un’espressione che assomigliava più alla sfida che alla sorpresa.
Oggi sono a tua disposizione mia sconosciuta regina, ho tutta la giornata per te, sai?
Casa sua era graziosa, ben curata e rispecchiava in pieno la persona che avevo conosciuto al bar.
Mentre fuori il mondo continuava la sua corsa frenetica fatta di caos e velocità, noi ci lasciavamo andare in un lungo bacio. Una limonata appassionata, calda e vogliosa ma allo stesso tempo dolce e paziente, fatta di momenti profondi intervallati da delicate toccatine di lingua e da labbra mordicchiate.
Tutto sembrava così naturale: la bocca, i sospiri e le mani che presto iniziarono ad esplorare, curiose di scoprire il corpo di un’altra persona. Una persona sconosciuta.
Entrare in intimità con una persona nuova è eccitante solo a pensarci.
Lei non era una modella ma il suo modo di muoversi e di guardarmi mi aveva stregato. Fisicamente aveva un sedere stupendo, i fianchi abbondanti e la vita stretta: un mix che mi ha sempre intrigato e che alimentava il mio desiderio mentre ci baciavamo.
Le mani erano scese sotto i vestiti, io avevo tolto la cravatta mentre lei mi apriva la camicia accarezzandomi il petto. Io le avevo slacciato il reggiseno nero lasciandolo aperto sotto il maglioncino rosa che indossava. Con le dita le accarezzavo a turno i capezzoli sentendoli irrigidirsi mentre alternavamo baci a sguardi complici.
Lei si era appena appoggiata all’anta a specchio dell’armadio mezza vestita con i seni fuori, mi guardava riflessa con sguardo d’intesa mentre io, dietro, le avevo alzato la gonna palpeggiandole le chiappe. Le tolsi gli slip, neri come il reggiseno. Nessun intimo da paura, nessun perizoma ma la cosa mi aveva eccitato ancora di più, a sottolineare una intimità inaspettata all’interno della vita di tutti i giorni: il gusto del proibito… il gusto del sesso proibito…
Con le dita iniziavo a dischiuderle le grandi labbra, morbide e calde, fino al clitoride, gonfio e definito.
D’istinto mi bagnai le dita e le portai sotto per lubrificarla. In realtà non serviva ma l’idea di mescolare la mia saliva con i suoi umori rendeva ancora più intenso il momento.
Lo avevo tirato fuori, duro e desideroso. Puntandolo scivolò dentro senza problemi mentre lei alzava il sedere come una gattina in calore. Mi guardava nello specchio mentre io la tenevo per i fianchi, ormai unito alla sua carne. Sapeva quello che voleva, quello che le sarebbe piaciuto e quello che non amava.
Entravo ed uscivo riempiendola mentre con una mano le tenevo un seno e con l’altra le palpavo una chiappa, avvicinandomi sempre più al suo sedere con il pollice, fino a riempirlo con quest’ ultimo mentre il mio cazzo non si fermava nel darle piacere davanti.
La scena riflessa nello specchio era magnifica ed incredibilmente eccitante.
Lei mi fece capire di sdraiarmi: avevo comandato io il gioco fino a quel momento ma ora voleva prendere lei in mano le redini.
Mi salì sopra ormai completamente dilatata e lubrificata. Il seno, prosperoso sussultava ad ogni colpo, donando piacere alla mia vista per quel ben di Dio.
Con le mani la sditalinavo e più lo facevo e più aumentava il ritmo della cavalcata e il respiro piacevolmente affannoso.
Durante tutto questo gioco ci sussurravamo delle porcate che rendevano il momento ancora più elettrizzante. Avevo iniziato io quando stavamo davanti allo specchio ma mi ero accorto subito che lei aveva raccolto la sfida senza alcun tabù.
La fantasia non le mancava e nemmeno a me: frasi e scene immaginate che normalmente non si penserebbero nemmeno, in quel momento uscivano come fossero le cose più naturali del mondo eccitandoci a vicenda. Tutto era permesso e tutto poteva essere detto o chiesto.
Ad un certo punto la voglia di godere di lei prese il sopravvento, quasi inaspettata. Il ritmo si fece più deciso, lo sguardo più complice e le porcate sussurrate ancora più sporche.
Mentre la sditalinavo, si muoveva su tutta la mia asta iniziandosi ad irrigidire e ad emettere dei mugolii inequivocabili. Non so quanti orgasmi consecutivi ebbe ma il godimento fu profondo e prolungato, talvolta come a scemare per poi tornare all’apice.
Io mi godevo la scena, guardando i capezzoli che si irrigidivano, diventando piccoli piccoli e il suo corpo da cui traspariva solo piacere.
Non godemmo insieme, mi piaceva troppo gustarmi quella situazione.
Con la fica goduta ma ancora calda, la feci mettere a pecorina. Lei si prestò volentieri.
Così fu il mio godimento: con le mani sui suoi fianchi, le chiappe appoggiate a me ad ogni colpo e la sua schiena nuda su cui si muovevano i capelli scuri.
Con le endorfine che avevamo in corpo dopo un rapporto così eccitante, tutto sembrava dolce.
Lo erano le nostre parole, lo erano i nostri sguardi.
È singolare pensare a quante emozioni diverse si possono provare con la stessa persona nel giro di poche ore. Passare dal flirtare, al sesso animalesco fino alle coccole.
Ci congedammo senza alcuna promessa di rivederci.
Proprio per non tagliare i rapporti in un unico colpo, ci lasciammo l’email. Entrambi sapevamo che era solo un salvagente che poteva tenere a galla un possibile contatto futuro.
Lei non mi scrisse più, io nemmeno. Forse lei viveva già una vita ricca e questa era stata solo una parentesi. Anche per me poteva essere così. Oppure non lo era per nessuno dei due, semplicemente ci era piaciuto ed il ricordo positivo era al sicuro nelle nostre menti senza poter essere offuscato da un possibile lento declino tipico di alcune fugaci relazioni.